“Un prete uscito dal nostro Oratorio”

di Luca Zaninello

Circa 40 anni fa, io e l’amico Marco Rizzi iniziammo l’esperienza di educatori in San
Gregorio con un gruppo di ragazzini, classe 1968: dopo tre anni uno di questi disse
che sarebbe entrato in seminario.
Ancora oggi questo tipo di notizia desta sempre un po’ di sorpresa, ma allora
non ci stupimmo più di tanto: si vedeva che questo preadolescente aveva una sensibilità
e un’attenzione alla parola di Dio particolare. Ed è così che con grande gioia oggi festeggiamo i 25 anni di Giuseppe Facchineri.
Se non ricordo male Giuseppe era abbastanza angosciato dalle materie umanistiche che
il seminario gli proponeva, quei latino e greco non sembravano essere proprio delle
passeggiate: tuttavia lui aveva chiara la meta da raggiungere.
Abbiamo avuto la fortuna di vederlo crescere, maturare, diventare sempre più convinto
nella sua scelta: tutte le volte in cui ritornava in oratorio ci raccontava della bellezza
e dell’intensità del suo cammino, e quel sorriso che non ha mai perduto comunicava
subito la gioia di avere trovato la propria vocazione. Ho il ricordo di diverse vacanze
estive e di capodanni trascorsi insieme, con la preziosa guida di don Antonio Riva, che ci ha aiutato a crescere come cristiani e quindi come uomini, e che credo abbia trasmesso a Giuseppe quello stile pastorale, sano e vero, che mi sembra lui abbia fatto suo. Man mano che trascorrevano gli anni che lo avvicinavano al giorno dell’ordinazione sacerdotale, in tanti dicevamo che Giuseppe sarebbe diventato un ottimo “prete da oratorio”: la capacità di stare con tutti i ragazzi, quell’allegria contagiosa, e contemporaneamente la profondità di comunicare la parola di Dio con serietà, sono
tutte qualità che ne hanno caratterizzato la crescita.
La prima Messa in San Gregorio fu una grande festa, attorniato dalla sua famiglia e
dai tantissimi amici: qualche mese dopo don Giuseppe iniziava il suo ministero come
coadiutore nelle parrocchie dell’Annunciazione e poi successivamente di Santo Spirito.
Come era prevedibile, il suo carisma con i ragazzi ha lasciato segni molto positivi: in
particolare, mi ricordo quando mi parlava dei pellegrinaggi in Terra Santa o dei viaggi
che aveva organizzato con i suoi giovani, uno addirittura in Uruguay, se non ricordo
male; inoltre, la sua attenzione alla bellezza dell’arte, lo ha portato a usare questo
linguaggio per avvicinare ulteriormente adulti e giovani.
Proprio quando era a Santo Spirito che ci fece vedere i mosaici che aveva saputo realizzare coinvolgendo i suoi parrocchiani in un percorso artistico, ma soprattutto educativo: noi suoi amici eravamo stupiti per l’idea pastorale che stava alla base di tutto ciò e della qualità del risultato finale.
Poi nel 2007 don Giuseppe viene nominato parroco presso la comunità della Beata
Vergine Addolorata in Morsenchio, dove tuttora si trova: ho un ricordo ancora molto
chiaro della celebrazione in cui lui fece l’ingresso ufficiale in quella parrocchia, ma sono
stati soprattutto gli anni successivi, in cui mi è capitato di andarlo a trovare con incontri
sporadici, che mi hanno fatto percepire i bellissimi frutti che lui aveva aiutato a far crescere. Tutte le volte respiravo un clima di accoglienza, il sorriso e l’allegria delle persone sapevo bene da chi derivavano; ma fu soprattutto in occasione del crollo parziale del soffitto della chiesa, mi pare nel 2011, che don Giuseppe ha saputo far camminare unita la comunità la quale, rimboccatasi le maniche, è riuscita a
superare un momento e una prova decisamente impegnativi.
Quante volte l’ho sentito dire: “ringrazio il Signore per la comunità nella quale mi ha
messo, mi sta dando sicuramente più di quello che io sto dando a lei”.
E desidero concludere riparlando ancora dei mosaici, che don Giuseppe ha creato
anche in quest’ultima parrocchia: credo che il primo di questi risalga al 2008, nella
Cappella della Shekinà (Santa Presenza), poi ad esso ne sono succeduti altri. All’inizio
di quest’anno il suo amico padre Marko Rupnik, sacerdote artista sloveno, è passato a
trovarlo e, oltre a ricevere una straordinaria accoglienza, non ha nascosto la sua sorpresa nel vedere le opere artistiche che quella comunità aveva realizzato,
in cui la sua influenza e il suo stile erano decisamente palesi. Ma oltre ad apprezzare
i mosaici fatti in questi anni lui ha visto “l’altro grande mosaico” che tutti insieme
hanno realizzato: la comunità riunita intorno al Signore. Allora anche noi, tua comunità
originaria, ci riuniamo attorno al Signore per ringraziarLo della tua vocazione, del
bene che hai lasciato fra di noi e preghiamo per il tuo ministero sacerdotale.

Tantissimi
auguri don Giuseppe!